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Siamo tutti immobili

L'installazione di Ai Weiwei
nella sala dei Cavalli a Palazzo Te. Mantova
Siamo tutti immobili, ordinati, numerati, fermi. 91 cavalli, 13 file per 7, impietriti. E' la società di oggi, manipolata e comandata da governi, partiti, regimi, Stati.

Ai Weiwei ha scelto di graffiare nel dialogo artistico con Giulio Romano, a Palazzo Te a Mantova. Critica al cuore della società contemporanea, eccessivamente succube di chi muove i fili, tanto da risultarne immobilizzata, anche nel pensiero.

Il contatto diretto con l'accelerata produzione di Ai Weiwei lascia una sensazione profonda di immobilismo, affiancata dal giogo e l'assoggettazione che il singolo individuo subisce oggi. L'abbagliante luce della civiltà della globalizzazione e delle possibilità di spostamenti continui lasciano un amaro controcampo di buio e costrizioni. La firma è dell'artista che più di tutti non si allinea alla Cina moderna, post-comunista e illiberale.

Remembering, la riconquista della dignità perduta

Ai Weiwei davanti all'elenco dei nomi dei bambini
morti nelle scuole crollate nel sisma del Sichuan.
(Foto artasiapacific.com)
Remembering. Hua Lian Ba Er, o 4851, oppure ancora Names Project. Ha assunto forme parallele, complementari e differenti la vocazione sociale e d'attivista di Ai Weiwei. Il post-terremoto del Sichuan ha innescato nell'artista cinese un sacro e inarginabile fuoco interiore. Passione per la verità, necessità di non arrendersi all'occultamento di numeri e dramma da parte del Partito. L'artista contro il regime. Numeri, immagini, ricerca e arte per restituire un nome, uno spazio nel mondo, un piccolo risarcimento morale alle migliaia di bambini morti sotto le macerie delle scuole crollate. Morti silenziate dalla Repubblica Popolare. Nessun bilancio ufficiale. Ai non ci sta. Mette in piedi un team di ricercatori nel suo studio e il risultato è il toccante e sterminato elenco di nomi. Fogli bianchi appesi ad un muro dello studio di Ai. Uno spazio per ognuna delle piccole vite spezzate che la madrepatria Cina non voleva emergessero. E' l'artista ad arrivare là dove i diritti umani negati di un Regime non consentono di poter essere. Nella verità. Ma il colossale Names Project targato Ai Weiwei, si diceva, ha assunto multiformi facce. Quella più filologicamente artistica ha preso vita a Monaco di Baviera, dove nel 2009 tappezzò la facciata principale della Haus der Kunst con migliaia di zainetti colorati. Uno per ogni bimbo morto nel terremoto del Sichuan. Il risultato, folgorante, è Remembering. Un'installazione artistica che, nel colore, fa emergere la scritta "Ha vissuto in questo mondo felicemente per sette anni". Parole fatte proprie da Ai, una volta ascoltate da una madre orfana del figlio perso sotto le macerie. E' arte. E' la più efficace forma d'arte che il mondo globalizzato possa esprimere.
"Remembering". Ai Weiwei, Haus der Kunst.
Monaco di Baviera, 2009.
(Foto imageobjecttext).
Rottura degli schemi, a maggior ragione se imposti da una dittatura mascherata e convertita al dio denaro. La dignità per le vite perdute, null'altro. Di Ai Weiwei colpisce anche l'utilizzo del mezzo. Dell'immagine, della Rete, dei social. Tutto è documentato e spesso twittato in diretta. Nella lotta al Regime, il contenuto può far la differenza. Il contenuto in immagine che Ai preferisce è il documentario. 4851 è un lungometraggio nel quale scorrono senza soluzione di continuità i nomi delle piccole vittime del terremoto. Hua Lian Ba Er è invece il resoconto documentaristico di tutta la maxi-indagine condotta dal team di Ai alla ricerca della verità di un dramma del quale la Voce ufficiale unificata del Partito nulla voleva far emergere. A colmare le sconfinate lacune morali delle istituzioni, ha risposto Ai Weiwei, l'artista.



Hua Lian Ba Er, documentario realizzato nel 2009 da Ai Weiwei e i suoi collaboratori, sull'indagine condotta dall'artista-attivista cinese per restituire un nome a tutti i bambini morti nel terremoto del Sichuan del 2008.




4851, lungometraggio realizzato nel 2009 da Ai Weiwei, dove scorrono senza sosta i nomi delle migliaia di bambini morti nel terremoto del Sichuan.

Ai Weiwei, artista

Ai Weiwei Presents Sichuan Earthquake Data 
at First Tate Modern Hackathon. (Foto Artlyst.com)
"Silenzio per favore, niente clamore. Lasciate che la cenere si posi, che i morti riposino in pace". La voce è di Ai Weiwei, che attraverso il suo seguitissimo blog, il 22 maggio 2008 aprì al mondo il dramma del devastante terremoto del Sichuan. Magnitudo 7.9, i dati ufficiali registrano 69.225 morti, 374 mila feriti e 17.939 dispersi. Scossa principale il 12 maggio 2008, con epicentro nella contea di Wenchuan.

Ai Weiwei è il nome di richiamo di una mostra artistica in corso a Palazzo Te, a Mantova. Figura poliedrica, non facilmente etichettabile. In fondo l'artista deve colpire l'attenzione, sorprendere, eludere gli schemi. E per la Cina contemporanea, Ai Weiwei sa essere coscienza e voce fuori dal coro. Sentinella di libertà d'espressione nel mare-magnum del rigido capitalismo.

Seimila bambini restarono sotto le macerie del sisma del Sichuan. Morti sotto le scuole crollate. Decine di palazzi rimasero intatti dopo le scosse, le scuole e i dormitori invece finirono sbriciolati. Crollate perché costruite con "calcestruzzo di qualità inferiore per le fondamenta e i pilastri" e "acciaio non sufficientemente rinforzato". A scriverlo, nei giorni drammatici della "perdita della bellezza" per la Cina dello sfrenato capitalismo di partito fu l'unica voce dissidente. Ai Weiwei, artista.

L'arte talvolta riesce ad essere antidoto alla mediocrità, rottura di schemi, ribellione. L'arte stuzzica la coscienza e la memoria, troppo labile in una società frenetica ed eccessivamente vincolata all'immediatezza e alla geografia, dove le notizie durano il breve volgere di pochi secondi e con loro sgomento e reazione. Poi è tutto dimenticato.